(fonti varie)

Ci sembra interessante e rilevante presentare ai nostri lettori all’estero uno scorcio del dibattito che si è aperto all’interno della sinistra italiana, ma anche in certe aree della destra, i.e., La Lega, sulla contraddizione di sostenere l’Ucraina dichiarandosi allo stesso tempo pacifisti. Un’area della sinistra italiana unisce alle posizioni pacifiste una pregiudiziale storica nei confronti dell’Ucraina che risale alla seconda guerra mondiale.

(fonte: Umberto De Giovannangeli, Il Riformista)

La sinistra e la guerra in Ucraina, il ruolo dell’Europa, i rapporti con gli Stati Uniti e l’ammonimento del Papa. Il Riformista ne discute con Debora Serracchiani, capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei Deputati.

[…] La sinistra e la guerra. Ha scritto su questo giornale Donatella Di Cesare: “Non era mai avvenuto che il popolo della sinistra si sentisse così tradito nei propri ideali da coloro che hanno promosso una politica militarista. Prima hanno deciso l’invio delle armi, poi hanno votato l’aumento delle spese militari, ora sponsorizzano un’economia di guerra”. Lei che è presidente del gruppo del Pd alla Camera si sente chiamata in causa?
Guardi, premetto che nessuno di noi ha preso le decisioni che ha preso a cuor leggero e dubito ci sia chi ha solo certezze o non si sente interrogato dalla propria coscienza. Ma, premesso che nel votare l’invio di armi all’Ucraina ci siamo mossi nel pieno rispetto della nostra Costituzione, dell’articolo 51 della Carta Onu e in sintonia con la risoluzione votata dal Parlamento europeo il 1° marzo, mi chiedo se sarebbe stata di sinistra la scelta di voltare la testa altrove rispetto alla richiesta degli ucraini di essere aiutati nella resistenza all’esercito invasore e di suggerire loro, dai nostri comodi salotti, di arrendersi.
Per leggere tutto l’articolo di Umberto De Giovannangeli clicca qui: Il Riformista

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Nei giorni scorsi Cecilia Strada, la figlia del fondatore di Emergency Gino Strada e oggi impegnata con le missioni di ResQ People Saving People, ha scritto su Facebook, una riflessione che sembra ovvia, riferendosi agli ucraini.

“Per chi ha una formazione di operatore umanitario come la mia quello era ed è un pensiero scontato, ma in generale vedevo due estremi figli dello stesso errore: la santificazione di Zelensky, oppure il ditino alzato per ricordarci continuamente i nazisti nel battaglione Azov. Perché hai bisogno di rappresentare la vittima in un certo modo immacolato per stare al suo fianco? Le vittime si difendono anche se imperfette. E perché all’opposto riproporre su scala geopolitica lo schema della minigonna, dicendo in pratica “se l’è cercata”?”. “Non si proteggono le vittime perché sono brave, irreprensibili, perfette. Si proteggono perché è giusto, e lo si fa anche quando hanno contraddizioni, anche quando non ci piacciono”.

Di diversa opinione è Simonetta Gola la moglie di Gino Strada il fondatore di Emergency morto lo scorso agosto.



“Voltare le spalle a Kiev non sarebbe stato di sinistra”

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