(fonte, Repubblica)
Lo sapevi che la versione della Treccani online (treccani.it) indica nel dizionario dei sinonimi, in riferimento alla parola “donna”, eufemismi come “buona donna” e sue declinazioni come “puttana”, “cagna”, “zoccola”, “bagascia”, e varie espressioni tra cui “serva”? […]
Simili espressioni non sono solo offensive ma, quando offerte senza uno scrupoloso contesto, rinforzano gli stereotipi negativi e misogini che oggettificano e presentano la donna come essere inferiore.
[…] Questo è pericoloso poiché il linguaggio plasma la realtà ed influenza il modo in cui le donne sono percepite e trattate.
Allo stesso tempo, l’uomo è definito come “essere cosciente e responsabile dei propri atti”, “uomo d’affari”, “uomo d’ingegno”, “uomo di cuore” o “uomo di rispetto”, etc…
Brilla per assenza qualunque espressione positiva che raffiguri la donna in modo altrettanto completo e aderente alla realtà, come per la definizione di uomo: donna d’affari, donna in carriera, ecc…
Per leggere il testo integrale della lettera aperta alla Enciclopedia Treccani cliccate qui: Repubblica
Note culturali
Spunti per la riflessione
- Vi invitiamo ad andare a vedere la definizione di “uomo” sul vocabolario Treccani e a confrontarla con quella di “donna”.
- Vi invitiamo anche a riflettere su questa frase, contenuta nella lettera di critica alla Treccani, “Questo è pericoloso poiché il linguaggio plasma la realtà ed influenza il modo in cui le donne sono percepite e trattate”. Secondo voi, il linguaggio plasma la realtà? In che modo? E’ possibile, sempre secondo voi, trasformare completamente la lingua italiana in una lingua “non sessista”?
- La Direttrice della Treccani, Valeria della Valle, nella sua risposta alla lettera fa questo punto:
“Pur apprezzando le ragioni di principio che hanno spinto cento donne a firmare la lettera, vorrei condividere una riflessione con loro. Siamo sicure che eliminando “puttana”, “cagna”, “zoccola” e “bagascia” dal vocabolario dei sinonimi contribuiremmo a migliorare l’immagine della donna? […]
[…] Su una cosa siamo d’accordo: c’è una sproporzione tra gli epiteti offensivi presenti accanto a “donna” e quelli che possono essere riferiti a un uomo. I primi hanno a che fare soprattutto con offese scagliate contro la donna riferite alla sua vita sessuale, di donna che vende il proprio corpo dietro pagamento. Ma è la nostra storia, non solo quella italiana, a mancare di parole a proposito dell’uomo, corrispondenti a quelle usate per indicare un costume al quale è stata obbligata per secoli solo la donna.” Per leggere tutta la risposta della Treccani cliccate qui. - Che cosa pensate delle due modifiche richieste alla Treccani dalle autrici della lettera?
- in prima battuta elimini i vocaboli espressamente ingiuriosi riferiti alla donna, limitandosi a lasciarli sotto la lettera iniziale di riferimento;
- inserisca espressioni che rappresentino, in modo completo e aderente alla realtà di oggi, il ruolo delle donne nella società.