(fonte: Pupi Avati, Corriere)

Immagine di Pupi Avati, uomo anziano con la barbaIl regista ha scritto un toccante testo in cui ha descritto il suo stato d’animo in questa emergenza. Proponendo poi un riscatto nel cambiamento dei palinsesti televisivi

Dopo Idrissa nell’articolo precedente e il suo augurio  per il “dopo”:
 “che ci vorremo bene più del normale, non ci soffermeremo più sulla pigmentazione, ma sui valori che fanno di noi degli esseri umani.” Proponiamo un altro bellissimo augurio, quello di Pupi Avati.
Mentre  Idrissa spera di aprire gli occhi a un’Italia più umana e solidale, Pupi Avati li vuole riaprire per assistere ad una crescita culturale del paese grazie all’effetto terapeutico della bellezza che  chiede alla RAI di portare nelle case degli italiani.

 

E piango e rido davanti alla televisione come piangono e ridono i vecchi, che è poi come piangono e ridono i bambini, cercando di fare in modo che mia moglie non se ne accorga.

Quello che provo somiglia a quando al cinematografo negli anni Cinquanta si rompeva la pellicola e accadeva che venivi scaraventato fuori da quella storia che era stata capace di sottrarti allo squallore del tuo quotidiano. Rottura accolta da un boato di delusione simultaneo all’accensione improvvisa di luci fastidiose. Me ne restavo seduto, stretto in me stesso, cercando di tenermi dentro il film , «dimmi quando ricomincia» dicevo a mia madre tenendo gli occhi chiusi e pregando perché quelli su in cabina si sbrigassero a riattaccare la pellicola. Perché fossi restituito al più presto a quel magico altrove…

Perché non proporre quel tipo di programmazione che fa rizzare i capelli ai pubblicitari ! Perché non approfittiamo di questa così speciale opportunità per provare a far crescere culturalmente il paese stravolgendo davvero i vecchi parametri, contando sull’effetto terapeutico della bellezza ? Il mio appello va al Presidente, al Direttore Generale, al Consiglio di Amministrazione della RAI affinché mettano mano a un progetto così ambizioso e tuttavia così economico. Progetto che ci faccia trovare, quando in cabina finalmente saranno stati in grado di aggiustare la pellicola, migliori, più consapevoli di come eravamo quando all’improvviso si interruppe la proiezione . E potremo allora riaprire gli occhi.
Per leggere tutto l’articolo clicca qui: Corriere.it Informazioni culturali

Se volete sapere di più del regista, clicca qui: Pupi Avati.

La lettera di Pupi Avati: «Vivo questo tempo sospeso con gli occhi chiusi”

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