(fonte: Vladimiro Polchi, Repubblica)

Un nuovo immigrato di colore in laboratorio con mascherina sul viso.

Tra i tanti articoli che in questi giorni documentano drammaticamente la sofferenza, il coraggio e  lo spirito con cui gli italiani stanno affrontando questo momento, ne scegliamo alcuni che ci piacerebbe serbassero nel futuro il ricordo di questo volto del nostro paese.
Ci sembra che la storia di Idrissa rappresenti una di queste belle testimonianze.

Idrissa Idris Kane, originario della Mauritania lavora tutti i giorni in un’azienda del settore farmaceutico e alimentare di Milano. Una di quelle che non può chiudere e non deve chiudere.

ROMA – Idrissa lavora tutti i giorni per un’azienda del settore farmaceutico e alimentare di Milano. Una di quelle che non può chiudere e non deve chiudere. «Ogni mattina rilevazione della temperatura, mascherina quasi per tutto il giorno, regole comportamentali che cambiano ogni due secondi, ma non ho mai pensato di mollare». Idrissa Idris Kane è un “nuovo italiano”, uno dei tanti immigrati che continuano a lavorare in piena emergenza coronavirus, fianco a fianco con i colleghi operai italiani. «Non mollo perché l’Italia non è anche mia solo quando mi fa comodo. L’Italia è anche mia, pure quando rischia di crollare». Il suo post su facebook sta facendo il giro della rete.

“Tornatene al tuo Paese!”. «Quante volte ho sentito, abbiamo sentito in questi ultimi anni: “torna al tuo Paese”, “l’Italia agli italiani”, “non esistono neri italiani”, “portate malattie”. Giuro che mi è capitato di voler mollare tutto e andarmene (e sono sicuro che tanti come me hanno pensato la stessa cosa). Ma poi mi sono detto: perché dovrei ascoltare il delirio di qualche idiota? Mica rappresenta tutti gli italiani. Mi metto a pensare a tutte quelle belle persone che in questi anni hanno lottato con noi, mi hanno mostrato affetto, rispetto, amore e mi sono convinto di non ascoltare più le voci dei cretini. Oggi la situazione è preoccupante, la situazione è pericolosa, abbiamo le stesse paure, abbiamo gli stessi timori, abbiamo lo stesso augurio. Parenti che ti scrivono preoccupati, pensieri tipo rivedrò la mia famiglia, riabbraccerò i miei cari?».

“Ci salviamo tutti insieme”. «Se la casa Italia brucia, tutti insieme tenteremo di spegnere il fuoco, se la barca Italia rischia di affondare, o ci salviamo tutti insieme o affondiamo tutti insieme. Questo per me è essere una comunità. Questo maledetto virus sarà sconfitto, porterà via tanti cari, ma sarà sconfitto eccome. Dopo mi auguro che ci vorremo bene più del normale, non ci soffermeremo più sulla pigmentazione, ma sui valori che fanno di noi degli esseri umani. Forza ragazzi, è dura ma ce la faremo. Rispettiamo le regole, smettiamo di fare i finti furbi e confiniamo questo maledetto virus per poter ritrovare il calore umano di sempre. Un abbraccio virtuale a tutti!» Per leggere tutto l’articolo di Vladimiro Polchi, clicca qui: Repubblica

Uso della lingua

Mollare: v. tr. fam. cedere, smettere, dare forfait, arrendersi, desistere, gettare la spugna
CONTRARI resistere, perseverare, insistere, persistere.

Spunti per la riflessione

Idrissa usa questo verbo ripetutamente. ‘Mollare’ o ‘non mollare’ in questi 14 anni di vita in Italia è  stato un interrogativo che si è posto spesso.

Quando la gente gli diceva “torna al tuo Paese”, “l’Italia agli italiani”, “non esistono neri italiani”, “portate malattie” Idrissa avrebbe voluto  desistere,  arrendersi …”mollare”.

Ma ora che “la barca Italia rischia di affondare, o ci salviamo tutti insieme o affondiamo tutti insieme”. Ora non Idrissa non vuole “mollare” vuole RESISTERE insieme agli altri italiani.
Lui non lo è ancora ma suo figlio è un nuovo italiano.

L’augurio con cui Idrissa conclude il suo  post deve fare riflettere.
Sarebbe bello sapere a un anno da ora che cosa è successo a Idrissa e al suo  bimbo italiano.
L’Italia sarà davvero cambiata? Li avrà accolti?

Idrissa, il “nuovo italiano” che dice: “l’Italia non è anche mia solo quando mi fa comodo, lo è pure quando rischia di crollare”

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