(fonte: Daniela Lanini, La Stampa)
Lella Palladino, “8 marzo? Mettiamo un punto a mimose e conquiste e andiamo a capo: ecco cosa c’è da fare”
Lelia Paladino, sociologa napoletana, nel 2022 ha costituito insieme a Giulia Minoli e Celeste Costantino, la Fondazione “Una Nessuna Centomila” di cui Fiorella Mannoia è presidente onoraria. È la prima fondazione italiana che raccoglie e sostiene i Centri Antiviolenza, promuovendo la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne.[…]
[…]Partiamo dall’8 marzo, festa delle donne.
«È un punto di approdo e ripartenza rispetto a tutti i diritti che la donna è riuscita faticosamente a conquistare in Italia dal ’48 in poi, dal diritto al voto a quello di cittadinanza, al susseguirsi di tutto il processo di emancipazione e affermazione della supplettività e libertà.
[…]Che significato ha oggi questa Festa?
«Negli anni ha perso il mordente politico di promozione dei diritti delle donne e, soprattutto, quello rivendicativo di avanzamento. È una festa commerciale al punto che chi è profondamente femminista, oggi non ama più la mimosa, i momenti celebrativi retorici con delle passerelle inutili.
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Spunti per la discussione
Perché il titolo dell’articolo proclama “L’8 marzo? Mettiamo un punto e andiamo a capo? È una critica a questa celebrazione? Secondo il movimento “Una, nessuna Centomila” l’8 marzo ha ancora senso?
A che cosa si riferisce il nome del movimento: Una, nessuna, centomila?
Che cosa si deve fare secondo il movimento per superare le diversità di genere che ancora rimangono? Vi sembra che la situazione italiana sia paragonabile a quelle delle donne nel vostro paese?
Leggete le risposte fornite alla giornalista, e esprimete la vostra opinione su ognuna di loro.
Su cosa bisogna lavorare?
Quando parla di condizioni economiche a cosa si riferisce?
Cosa fa paura?
Da dove si inizia?
In che modo?
Per avere l’equità di genere è stato calcolato che ci vorranno ancora 135 anni, vero?
Per avere un mondo più giusto bisognerebbe sconfiggere la piaga delle violenze sulle donne. La vostra Fondazione aiuta i centri antiviolenza. In che modo?
Anche questi centri hanno lanciato un grido d’allarme e aiuto.
Le richieste di aiuto da parte delle donne sono aumentate?
Cosa è cambiato?
Chi si rivolge ai centri antiviolenza di cosa ha più paura?
I centri antiviolenza non hanno mai chiuso, neanche durante il periodo del Covid. Lo conferma?
Un appello alle donne.
Il governo in che modo dovrebbe intervenire?