(fonte: Eleonora Cozzella, Repubblica)
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Dice Marco Do, Head of Communication di Michelin Italia in apertura di serata per la presentazione della guida Rossa 2022. Cita Dante Alighieri in versione post-pandemia per celebrare una ripresa di normalità, un Paese che torna a mangiare nei ristoranti.
Meglio se stellati, appunto. Ma tornare a riveder le stelle è comunque un ritornare a vedere per lo più chef uomini, con i vecchi problemi di gender gap: su 33 nuovi locali che da quest’anno esporranno sulla porta d’ingresso l’ambito macaron (per un totale di 39 cuochi, visto che alcuni lavorano con un collega-socio), solo uno è guidato da una donna, Solaika Marrocco del Primo Restaurant a Lecce, premiata anche come giovane dell’anno, con la freschezza dei suoi 26 anni appena compiuti.
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Note culturali
La Guida Michelin fu originariamente concepito con la modesta intenzione d’incoraggiare gli automobilisti a mettersi in viaggio. Tutto ebbe inizio in Francia, a Clermont-Ferrand, nel 1889, quando i fratelli André ed Édouard Michelin fondano l’omonima azienda di pneumatici, motivati da una grande visione per l’industria automobilistica del Paese: in un momento in cui si contavano meno di 3.000 macchine in tutta la nazione. Per aiutare i motoristi a sviluppare i propri viaggi – e quindi incrementare la vendita di auto e di conseguenza l’acquisto di pneumatici – i fratelli Michelin creano un volumetto per il viaggiatore: quali mappe, procedure per cambiare una ruota, stazioni di servizio e una lista d’indirizzi in cui mangiare e pernottare la notte.
In Italia la prima edizione nel 1956 prevedeva “Dalle Alpi a Siena”, ma l’edizione 1957 copriva già tutto il territorio nazionale.
Spunti per la discussione
- Perché, secondo voi, nonostante tutto, l’Italia ha la percentuale maggiore di donne stellate del mondo (ben 38 sulle 191 internazionali sono nel nostro Paese)?
- Perché le donne col macaron (i francesi usano questo termine per significare stella Michelin) cucito sulla casacca sono così poche a livello globale?
- Che spiegazione dà Nadia Santini, cuoca a tre stelle e mentore dell’evento, a questo scarso successo delle donne come chef? Degli chef di successo la Santini dice: “…gli uomini così osannati per la creatività, da chi crediate abbiano imparato l’amore per la cucina, le tecniche di base? E non ricorrono forse alla memoria dei sapori di mamme e nonne nelle loro cucine?…” E allora cos’è che mancherebbe alle donne?
- Secondo Sonja Egger, il problema è reale e dipende dal doppio ruolo della donna come professionista e moglie/madre. “Non c’è niente da fare” dice Sonia, “a noi a differenza degli uomini si chiede una scelta.”
Perché, secondo voi, il mestiere di chef dovrebbe richiedere un sacrificio maggiore di altri mestieri ai quali le donne riescono ormai ad accedere, come il militare di carriera, la chirurga, o la ministra? La donna ha trascorso secoli in cucina occupandosi allo stesso tempo di famiglia e figli. Perché, quindi, quella dello Chef non dovrebbe essere una carriera da donna?