(fonte: Massimo Gramellini, La Stampa)
A proposito dei bestseller di Dan Brown sul Codice Da Vinci o sull’Inferno di Dante, l’editorialista della Stampa Massimo Gramellini si chiede,
“Perché i miti del passato italiano affascinano gli scrittori e i registi stranieri, ma non i nostri? Per quale ragione il passato che affascina e stimola la curiosità e l’ammirazione di turisti cinesi e best-selleristi americani ci risuona così pigro e indifferente? Perché rifiutiamo di essere il gigantesco museo a cielo aperto, arricchito da ristoranti e negozi a tema, che il mondo vorrebbe che fossimo?”
E dà questa risposta,
“L’antica Roma e il Rinascimento, incanti da esplorare per chi vive al di là dell’Oceano, per noi che ci abitiamo in mezzo si riducono a scenari scontati: le piazze del Bernini sono garage e il Colosseo uno spartitraffico. O è la scuola che, facendone oggetto di studio anziché di svago, ci ha reso noioso ciò che dovrebbe essere glorioso. Ma forse … la scuola c’entra relativamente: siamo noi che, per una sorta di imbarazzo difficile da spiegare, ci ostiniamo a fuggire dai cliché – sole, ruderi, arte e buona tavola – a cui il mondo vuole inchiodarci per poterci amare e invidiare.
L’Italia capitale universale della bellezza e del piacere è l’unico Paese che può scampare al destino periferico che attende, dopo duemila anni di protagonismo, la stanca Europa. Ma per farlo dovrebbe finalmente accettare di essere la memoria di se stessa. Serve una riconversione psicologica, premessa di quella industriale. Serve un sogno antico e grande, mentre qui si continua a parlare soltanto di spread”. Per leggere l’articolo di Massimo Gramellini, clicca qui: La Stampa.
Uso della lingua e note culturali
si riducono, ridursi: diminuire di valore
inchiodare, in senso figurato significa fissare, bloccare
scampare, fuggire a un pericolo
Bernini, è stato uno scultore, architetto e pittore italiano, nato a Napoli nel 1598 e morto a Roma nel 1680. Tra le sue numerosissime opere c’è Piazza San Pietro di Roma.