(fonte: Marco Lodoli, Repubblica)
Finita, esaurita, muta, forse non proprio morta e sepolta ma di sicuro messa in cantina tra le cose che non servono più: la cultura umanista sembra aver concluso il suo ciclo..
Finito, possiamo mettere una pietra sopra alla filosofia greca, alla potenza e all’atto, alla maieutica e all’iperuranio, alla letteratura latina, alla poesia italiana da Petrarca a Luzi, al pensiero cristiano e a quello rinascimentale, con le loro differenze e le loro vicinanze, ai poemi cavallereschi e agli angeli barocchi, all’idealismo tedesco e al simbolismo francese, a Chaplin e Bergman, Visconti e Fellini: è tutto precipitato giù per le scale buie della cantina. Per leggere l’articolo di Marco Lodoli clicca qui: Repubblica.
Ma non è di questa opinione un’insegnante della campagna veneta che ribatte, “Ma il nostro lavoro è proprio questo. Loro (gli studenti) ci vedono come dei vecchi catorci insopportabili che raccontano di gente morta da secoli e pallosa. Sta a noi dimostrare che no. Fargli capire, fonti alla mano, che metà di quello che leggono oggi ha radici antiche: e allora via, prendere il testo di Harry Potter e fargli scoprire che il Basilisco non l’ha inventato la Rowlings, ma è il protagonista di una favola spietata e bellissima di Leonardo da Vinci; che Conan Doyle, quando inventava i racconti di Sherlock Holmes con Irene Adler (sì, quelli del film, avete presente?) copiava da un autore greco, Pausania. E poi leggere i Promessi Sposi, e costringerli, recitandoglieli come una commedia goldoniana, a prendere atto che sono divertenti, sono comici, pieni di colpi di scena e hanno un montaggio mozzafiato che dovrebbe essere studiato dagli sceneggiatori di telefilm.”
Invitiamo i nostri lettori a mettere a confronto questi due punti di vista e a leggere anche la discussione che ne è seguita e i commenti di insegnati e studenti. L’Espresso
Uso della lingua
mettere una pietra sopra: un’espressione idiomatica che significa dimenticare
catorcio: un oggetto vecchio e mal ridotto, un rottame: Esempio: quella macchina è diventata un catorcio
palloso: un modo volgare ma molto comune tra i ragazzi per dire noioso.