(fonte: L’Espresso)
C’era una volta un “panurgo”. Cosa sara’ mai un panurgo?
Se cerchiamo questa parola in un qualsiasi dizionario di oggi non la troveremo. Eppure qualche decennio fa era in uso.
Sabrina D’Alessandro, nel suo saggio intitolato “Il libro delle parole altrimenti smarriite” si è messa sulle tracce di queste misteriose parole, non per una pura ricerca filologica, ma allo scopo di “Restituire al nostro immaginario la forza di un tempo, per ridare vigore al nostro vocabolario quotidiano, sempre più misero e pigro.
D’Alessandro, creatrice dell’Ufficio Resurrezione Parole Scomparse, sostiene, per esempio, che “Qualche decina di anni fa della casta avremmo detto: “politici falopponi, gagaroni, panurghi!“. Ovvero: boriosi, vanesi, imbroglioni.
«De Amicis » scrive la D’Alessandro, «diceva che certe idee non ci verrebbero neanche in mente se non ci fossere i termini con cui esprimerle. Ed è questo per me il potere fondamentale delle parole». Così, di fronte a un italiano sempre più piatto e costante, D’Alessandro ha scelto di riportare in vita voci affascinanti e inconsuete.
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Uso della lingua
mettersi sulle tracce: investigare
casta: una categoria di persone privilegiate. Nel gergo odierno si riferisce al mondo dei politici.
faloppone = borioso (haughty, arrogant, bumptious.)
gagarrone = vanesio (vain, foppish, conceited)
panurgo = imbroglione (cheat, dodger, crook, swindler, trickster.)
De Amicis: l’autore del libro Cuore, dall’800 ad oggi uno dei testi piu’ popolari della letteratura italiana per ragazzi.