due bambini con cappello di babbo natale

(fonte: Dario Di Vico, Corriere)

Lo sostiene Dario Di Vico, editorialista del Corriere della Sera, in un articolo provocatorio. “E’ lecito oppure no chiedersi se un Paese come il nostro possa permettersi una sosta così lunga tra dicembre e gennaio? Lunedì 10 si prevede che tutte le attività produttive e di servizio riaprano finalmente i battenti, dopo un intervallo che è durato la bellezza di 17 giorni scanditi dalle festività del Santo Natale, di Santo Stefano, di Capodanno e dell’Epifania. Quattro giorni in tutto che però hanno avuto il potere di quadruplicare l’effetto-interruzione. Chi conosce da dentro le organizzazioni, pubbliche o private che siano, sa anche che i tempi di ripartenza non sono mai automatici e che di conseguenza prima che si ritorni a regime passerà ancora qualche giorno. Mettiamo in conto dunque una ventina di giorni di mancata continuità.
Fatte queste considerazioni ora ripeto la domanda: un Paese che stenta a crescere a un ritmo decente per assicurare lavoro e tutele ai suoi cittadini e sul quale grava il terzo debito pubblico del mondo può consentirsi il lusso di una soluzione di continuità così lunga? La mia risposta è no”.

Il link all’articolo di Dario Di Vico è a pagamento: Corriere

Uso della lingua

bellezza: qui indica una notevole quantità
ritornare a regime: ritornare alla normalità

Vacanze esagerate?

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