Vista di città con pini marittimi(fonte: Amalia De Simone, Corriere)
Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, eppure a salvare un pezzetto di Napoli ci stanno provando dei ragazzi che portano un marchio ingombrante. Li chiamano «i figli dei boss», perché molti di loro appartengono a famiglie che hanno a che fare con la camorra, con genitori in carcere o assassinati nelle faide. Naturalmente non per tutti è così: ci sono anche ragazzi che vengono da famiglie che con difficoltà e dignità affrontano la vita onestamente all’ombra delle case alveare del cosiddetto Bronx di San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli. Questi ragazzi che molti pensano destinati alla strada, si sono messi in testa di riprendersi un parco, un enorme spazio abbandonato e vandalizzato su cui da anni è calato il silenzio. Per mesi, periodicamente sono entrati attraverso i recinti rotti nel parco Teodosio del Rione Pazzigno e hanno fotografato l’area distrutta e degradata. Con queste immagini hanno realizzato un dossier destinato al sindaco, al presidente della VI municipalità, al procuratore della repubblica, al prefetto, al questore e al comandante provinciale dei carabinieri.
«Non possiamo far altro che denunciare tutto alle autorità», spiega uno dei ragazzi. Proprio così, in barba agli esempi subiti fuori e dentro casa, i cosiddetti «figli dei boss» scelgono la via della legge e sorprendendo tutti denunciano questo scempio alle «autorità».
Per leggere l’articolo di Amalia De Simone, clicca su Corriere

Uso della lingua

faida: guerra tra gruppi, di solito familiari
case alveari: enormi palazzi sovraffollati
vandalizzare: distruggere violentemente
sindaco, ecc.: sono le autorità locali
in barba a: a dispetto di

“I figli dei boss”

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