(fonte: Peppe Aquaro, Corriere)
Grande revival in Italia della domenica in famiglia. Su iniziativa di alcuni grandi chef nasce il baby brunch. Si moltiplicano le proposte di buffet a misura di bambino studiati da chef famosi: da La Mantia a Colonna, menu dedicati ai piccoli. Siamo a Roma, dove basta na’ padella e un par de posate nuove, perciò non lo chiamiamo brunch, semmai chiamiamolo alla romana er «brancee». E mentre i genitori «branciano», i figli se ne stanno per conto loro a gustarsi il «sano pranzo della festa, come quello di una volta».
I bambini apprezzano? «Quando li vedi» dice Filippo La Mantia, «con le tracce di sughetto sulle guance e le coscette di pollo alla pizzaiola in mano, l’obiettivo è raggiunto. Da lui «si brancia» dalle 12.30 alle 15.30, insieme a mamma e papà. «So’ 25 anni che me li coltivo questi marmocchi». In che senso? «Beh, i miei attuali clienti da ragazzini venivano coi genitori. E guardate che, se si vuol fare la guerra a zio Mac, il re degli hamburger, un po’ te li devi viziare i futuri clienti…qui da me, niente hot-dog e succo d’acero; ci teniamo, eccome, all’educazione alimentare. Qui si mangia il pranzo romano della domenica in uno spazio di mille metri quadri: dalle polpette al sugo alle spuntature di maiale, dai saltimbocca alla romana a un mondo di insalate.
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Uso della lingua
un par, na’, er, so’: in dialetto romano un par significa “un paio”, er significa “il”. Molte parole si troncano come na’ “una” e so’ “sono”.
Per conto loro: da soli.