(fonte: Gian Antonio Stella, Corriere)
«Non coniugava, l’imperfetto». Quel genio di Dino Buzzati, tanti anni fa, risolse un problema che pareva insolubile con una virgola. Lavorava allora agli Interni del «Corriere» ed era alle prese con un titolo, diciamo così, scabroso su una sola riga di 27 lettere: come spiegare in 27 lettere tipografiche che la sacra Rota aveva annullato un matrimonio perché lui era impotente, nell’Italia bigotta di allora dove si evitava di scrivere «specifica» andando a capo con le ultime due sillabe (speci-fica) per non titillare turbamenti? Fu lì che lo soccorse l’illuminazione: «Non coniugava, l’imperfetto».
Quanti italiani sono in grado oggi di capire quella deliziosa sfumatura?
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Questo articolo, divertente e colto, si presta a molti esercizi di lingua. Vi invitiamo a sbizzarrirvi, cominciando dal titolo del libro di cui Gian Antonio Stella parla, Sbagliando s’impari. Esercizi per mettere alla prova il proprio italiano, a cura dell’Accademia della Crusca, uscito presso Mondadori.
Informazioni utili
La Crusca è la più antica accademia linguistica del mondo (1583)] Nei suoi oltre quattro secoli di attività si è sempre distinta per lo strenuo impegno a mantenere “pura” la lingua italiana, pubblicando, già nel 1612, la prima edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca, che servì da esempio lessicografico anche per le lingue francese, tedesca e inglese.Nel 1636, il cardinale Richelieu creò l’Académie française sul modello dell’Accademia della Crusca.
Breve riassunto dell’articolo
L’articolo esplora l’importanza della precisione nella lingua italiana, prendendo spunto da un aneddoto su Dino Buzzati, che risolse un titolo complesso con un’astuta virgola. Questo episodio è simbolico di un problema più ampio: l’imprecisione e l’approssimazione nell’uso della punteggiatura e della lingua in generale, un fenomeno che preoccupa esperti come Paolo D’Achille, presidente dell’Accademia della Crusca. Oggi, molti italiani non comprendono più le sottigliezze linguistiche che una volta arricchivano il discorso.
Il tema viene approfondito attraverso il nuovo libro dell’Accademia della Crusca, Sbagliando s’impari, che raccoglie 344 pagine di esercizi per testare la conoscenza della lingua italiana, dalla grammatica alla lessicografia. Il libro, scritto da esperti, non è solo un manuale di regole, ma un’opportunità per riflettere sull’evoluzione e sulle sfumature della lingua. Ad esempio, sfata miti ortografici come l’errore comune nel pronunciare “diatriba” o “colossale” e presenta nuove parole come “maranza”, descrivendo fenomeni linguistici e culturali moderni.
Un’altra sezione del libro esplora l’eredità di Dante nella lingua corrente, invitando i lettori a riflettere su come espressioni tratte dalla Divina Commedia siano diventate modi di dire. Inoltre, l’Accademia si impegna a rispondere alle domande linguistiche quotidiane, mantenendo una visione equilibrata e non cedendo alle mode del linguaggio “inclusivo” o a simboli grafici non riconosciuti nel parlato, come l’asterisco o lo schwa.
In sintesi, l’articolo sottolinea come la lingua sia un elemento vivo che evolve, ma che non deve essere travolta da mode superficiali o imprecisioni. La vera cultura linguistica, secondo la Crusca, passa per l’educazione alla corretta scrittura e al rispetto delle regole grammaticali, pur riconoscendo l’evoluzione naturale della lingua parlata.
Spunti per la discussione
Vi proponiamo delle domande inerenti all’articolo che potrebbero aiutarne la comprensione e stimolare la discussione:
1. Quale problema linguistico ha affrontato Dino Buzzati nel suo lavoro al “Corriere” e come lo ha risolto? E perché il titolo dell’articolo non poteva essere esplicito?
2. Cosa propone il libro Sbagliando s’impari dell’Accademia della Crusca per migliorare la conoscenza della lingua italiana?
In che modo questo titolo si differenzia dal modo di dire “Sbagliando si impara”
3. Come risponde l’Accademia della Crusca alla questione dell’uso del linguaggio “inclusivo” e dei segni grafici come l’asterisco?