(fonte: Annalisa Camilli L’Essenziale)
Ancora una volta la guerra agli stranieri è anche una battaglia linguistica: attraverso il linguaggio ogni volta si fa un passo in avanti nella disumanizzazione di chi è sottoposto a leggi discriminatorie e feroci.
[…] Naufraghi, migranti, fragili, carico residuale, sbarchi selettivi. Ancora una volta la guerra agli stranieri è anche una battaglia linguistica..[…]
[…] Nel 2001, nella prima campagna elettorale politica che si è giocata sulla pelle degli stranieri, la parola d’ordine era “clandestini”. Poi, intorno al 2013 la parola clandestino è stata definitivamente debellata (non senza una battaglia molto dura di cittadini e associazioni) ed è stata sostituita dal più neutro “migranti”, participio presente del verbo migrare.
Dal 2017 il tema dell’immigrazione, e in particolare il soccorso in mare, ha ripreso a essere un terreno di scontro politico e di nuovo l’indicatore del degrado è stato misurabile nei termini usati: taxi del mare, vicescafisti, pacchia, estremismo umanitario, mar west. Ognuno di questi sostantivi è servito ad allontanare il senso di appartenenza a uno stesso genere umano, ogni volta si è fatto un passo in avanti nella disumanizzazione di chi è sottoposto a leggi discriminatorie e feroci. E alla fine perfino un termine neutro come migrante è diventato denigratorio e disumanizzante.
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Note culturali
L’Essenziale è un giornale che si occupa di Italia a cura della redazione di Internazionale. È nato nel 2021.
Spunti per la discussione
- Chi è Giorgia Meloni?
- Chi sono gli uomini politici italiani menzionati dalla giornalista che hanno usato i termini: “taxi del mare”, “vicescafisti”, “carico residuale”?
- Chi sono “gli scafisti”?
- Perché l’uso di alcuni termini piuttosto che altri serve a giustificare le scelte politiche dei governanti?
- Perché il traffico dei migranti viene definito da alcuni “una pacchia“? Una pacchia per chi?
- Da dove arriva la gran parte di migranti che sbarcano sulle coste italiane?