(fonte: La Stampa)
Secondo gli ultimi dati di Ipsos-Fondazione Intercultura, nel 2009 quasi 4 mila adolescenti italiani hanno trascorso un periodo di studi all’estero, il doppio rispetto a 10 anni fa (3 mila per un intero anno scolastico, gli altri per un semestre o per tre mesi). Ma la novità è che accanto alle tradizionali mete di lingua inglese, Usa, Canada e Australia, sta crescendo l’interesse per le economie emergenti: India, Cina, Brasile e Thailandia.
Lo dimostrano le statistiche di Intercultura, l’associazione italiana con 4 mila volontari che nel 2010 ha organizzato le trasferte di 1383 ragazzi: negli ultimi due anni più della metà degli studenti ha raggiunto un Paese non anglofono. “Molti partono per imparare una lingua straniera, ma poi tornano con una maggiore conoscenza di se stessi e le idee più chiare su cosa vogliono fare da grandi – spiega Roberto Ruffino, segretario generale di Intercultura -. La lontananza e le marcate differenze culturali possono spaventare, ma ricordiamoci che l’aspetto fondamentale di queste esperienze è la rete di conoscenze e amicizie che il ragazzo si costruisce e che si porterà dietro per tutta la vita”.
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Alessandra Cornacchia, iscritta al secondo anno di università a Cagliari, ha passato 10 mesi sui banchi di una scuola di Chennai, nel Tamil Nadu. “I miei compagni indiani erano molto più bravi di me nelle materie scientifiche, soprattutto in chimica e in matematica – racconta -. Se mi sono iscritta a medicina, lo devo all’alto livello a cui mi sono dovuta adeguare”. Anche Giuseppe Cristino, che oggi lavora come cooperante internazionale, ha lasciato giovanissimo il suo paese natale, per trascorrere sei mesi nello Stato brasiliano di San Paolo. “Lì mi è nata la voglia di viaggiare e di scoprire il mondo”.
Uso della lingua
Che cosa vuoi fare da grande? E’ la domanda/tormento che gli adulti fanno in continuazione ai ragazzi.