Uomo con donna in sedia a rotelle e bambini
Pietro Ichino con la moglie Costanza e i nipotini.

(fonte: Pietro Ichino, Repubblica)

Vogliamo condividere con i nostri lettori la commovente lettera di Pietro Ichino a sua moglie Costanza, che in un momento tanto difficile come quello che il mondo sta attraversando, ci rassicura che la regola di cercare il bene nascosto nelle pieghe della vita  anche nella loro grande sofferenza  si è rivelata tangibilmente vera.”

La struggente lettera del giuslavorista alla compagna morta due giorni fa. Una riflessione sulla sofferenza, ma anche sulla gioia degli ultimi anni insieme

Pietro Ichino è uno dei più famosi giuslavoristi italiani. Due giorni fa, dopo una lunga malattia, ha detto addio a sua moglie Costanza, sposata nel 1973 e madre delle sue due figlie. E nell’ultima notte trascorsa accanto alla moglie (quelle notti senza sonno di quando si sta accanto a una persona amata che sta per lasciarci) Ichino ha scritto una sorta di lettera-riflessione sul senso degli ultimi anni della vita di Costanza, quelli in cui la malattia “ha infierito più duramente”, solcati sì al dolore, ma rispetto ai quali, annota Ichino, “non ho solo una memoria di sofferenza: è stato forse il periodo più ricco e intenso di tutto il nostro matrimonio”. Una lettera d’amore che Ichino ha pubblicato sul suo blog.

“Pensieri dell’ultima notte trascorsa accanto a mia moglie, 9 maggio 2020″.

“Costanza ha sofferto per circa otto anni di una PSP-Paralisi Sopranucleare Progressiva (o sindrome di Richardson), che ne ha lentamente menomato, fino ad azzerarle, tutte le facoltà vitali. In questi due ultimi anni nei quali la mia vita è stata legata a quella di Costanza ancor più di quanto non fosse stata nei precedenti, per tutte le svariate necessità dell’assistenza diurna e soprattutto notturna, in molti mi hanno chiesto come facessi a sopportare questo grande sacrificio. …
…”Così quella regola del cercare il bene nascosto in tutte le pieghe della vita, che in questo nostro ultimo caso pareva subire una evidente eccezione, o pareva addirittura non poter essere menzionata senza assumere il significato di un’irrisione alla sofferenza, si è invece rivelata ancora una volta tangibilmente vera. Se mi è consentito utilizzare una parola grossa, la “fede” in quel bene nascosto si è rivelata non solo frutto di speranza, non solo immaginazione di una consolazione promessa altrove, ma conoscenza – nel senso più profondo del termine – di qualche cosa di molto concretamente tangibile”

Per leggere l’intera lettera clicca qui: Repubblica

L’addio di Pietro Ichino alla moglie: “Cara Costanza, nella tua malattia abbiamo vissuto l’intensità del matrimonio”

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