pagina di Twitter

(fonte: Stefano Bartezzaghi, L’Espresso)

I due verbi non sono sinonimi: il primo indica quelli che in 140 battute scrivono qualche contenuto interessante, il secondo a quanti sulla tastiera battono sciocchezze o fatti loro.
Ormai sembra che i giornalisti non riescano a scrivere un pezzo senza infilare un riferimento a quello che succede sul sito dell’uccellino.
Un’amica racconta che le è stato chiesto: «Si dice twitto o twittisco?». Domanda illuminante: ma certo, si può dire in entrambi i modi! D’ora in poi si dovrà distinguere il twittare e il twittire, così come l’arrossare (rendere rosso: il tramonto arrossa il cielo) e l’arrossire (diventare rosso: arrossisco per la vergogna).
Twittare, è quando si ha qualcosa da dire; twittire, quando ci si twitta addosso. Con la preziosa indicazione che il personaggio dei cartoons che noi chiamiamo Titti in originale si chiama Tweety. Impariamo da lui: oltre a cinguettare, pensiamo anche a scappare dal gatto. Per leggere l’articolo di Stefano Bartezzaghi, clicca qui: L’Espresso.

Uso della lingua

battuta: carattere lettera o spazio battuto su una tastiera (character)
ci si twitta addosso: twittarsi addosso è un’assonanza di “parlarsi addosso” che significa dire cose futili e di nessun interesse per gli altri.

C’è chi twitta e chi twittisce

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