Benedetto Croce, busto di uomo che legge un libro

(fonte: Roberto Esposito, Repubblica)

Può apparire paradossale che mentre i filosofi italiani vengono invitati a scrivere in inglese dagli organi di valutazione accademica, la più aggiornata cultura filosofica americana da qualche anno parla italiano. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti. Non passa mese che in America non escano traduzioni, monografie e fascicoli di rivista dedicati alla Italian Theory, mentre si celebrano a ripetizione convegni su di essa, come recentemente alla Università di Cornell ( The Common in Contemporary Italian Thought) e del Massachussets ( Italian Social Theory), per non parlare di quello a New York sul New Realism. …  Quando anche sulla copertina di Foreign Affairs è apparso il volto di Croce – in corrispondenza con la pubblicazione del libro di B. e R. Copenhaver From Kant to Croce. Modern Philosphy in Italy (University of Toronto Press) – non è rimasto che prendere atto della cosa. … Come si spiega questa svolta che muta radicalmente il panorama, cui fino a qualche anno fa eravamo assuefatti, di un Paese culturalmente emarginato? … Per rispondere a questa domanda è necessario innanzitutto richiamare il carattere non nazionale – ed anzi tendenzialmente antinazionale – del pensiero italiano. Fin da sempre – dalla stagione rinascimentale – la filosofia italiana ha guardato oltre i propri confini, irradiandosi all’esterno e contaminandosi con altre tradizioni. Ciò è dovuto innanzitutto all’assenza, per secoli, di uno Stato nazionale. Naturalmente questo elemento di extraterritorialità è stato spesso visto come una forma di ritardo storico rispetto ad altri, più precoci, contesti nazionali. Ma, al contempo, ha liberato il nostro pensiero da vincoli politici ed istituzionali che hanno condizionato altre filosofie. In Italia è mancato un pensiero dello Stato come quello di Hobbes o di Hegel – ma proprio perciò la politica è stata colta, da Machiavelli fino a oggi, nella sua energia sorgiva e nella sua forza creativa.

Per leggere tutto l’articolo di Roberto Esposito, clicca qui: Repubblica.

Il Made in Italy della filosofia

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