volto di uomo con barba e occhiali

(fonte: Enzo Bianchi, La Stampa)

Non facile il compito che si è dato Franco Cardini nel suo recente Cristiani perseguitati e persecutori (Salerno, pp. 186): affrontare il tema del rapporto tra cristianesimo e violenza subita e inflitta non attraverso una “conta” delle vittime di persecuzioni religiose nei duemila anni di cristianesimo, né con una contrapposizione del numero di uccisi o dell’efferatezza dei crimini compiuti da parte di opposti schieramenti, ma piuttosto attraverso una ben più approfondita disamina di un nodo e un’epoca cruciali: come e perché tra il I e il VI secolo d.C. i cristiani da perseguitati diventano anche persecutori. Un lavoro accurato da storico onesto e documentato, quale è Cardini, svolto “non al fine di giudicare e tanto meno di condannare, ma, semplicemente, per comprendere”.
Lo spunto è fornito dall’amara realtà che si è venuta affermando in questi ultimi trent’anni: la rinascita di “appelli a guerre sante”, l’apparire di “nuovi carnefici e nuove vittime tali anche e magari soprattutto nel nome di Dio”.

Il link all’articolo di Enzo Bianchi non è più attivo: La Stampa

Note culturali

Questo è l’inizio di un recente articolo di Enzo Bianchi per La Stampa. Enzo Bianchi è una figura interessante nel panorama culturale italiano. E’ priore di una comunità monastica da lui fondata, che si trova a Bose, nel Piemonte. E’ un uomo molto colto e un finissimo esegeta biblico, ma non ha dimenticato le sue origini contadine, da cui prendono spesso spunto i suoi numerosi libri. Cura per La Stampa una rubrica settimanale dal titolo “Lontano e vicino“.
Si noti il lessico e il tono “alti”, colti, dell’articolo.

Cristiani perseguitati e persecutori

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