This Must Be the Place, il film di Sorrentino

(fonte: Corriere)

Non ha vinto la Palma d’Oro al festival del cinema di Cannes, che si è svolto nei giorni scorsi, ma This Must Be the Place, il film di Sorrentino, è piaciuto molto. Ecco quel che ne dice il critico del Corriere, Paolo Mereghetti, “L’occhio di Sorrentino isola le persone e le cose, alla ricerca di uno sguardo non contaminato né contaminabile. Quei personaggi e quelle immagini comunicano da sole. Non senti la necessità di dialoghi o di sequenze: quando bucano lo schermo … non hanno bisogno di battute o di gag. Vivono per forza di immaginazione e di immagini. Succede al Cheyenne di This must be the place, a cui Sean Penn dà una forza e una vita che vanno ben oltre la somiglianza con il Robert Smith dei Cure. Bambinone cinquantenne, schiacciato da un passato che gli ha dato ricchezza ma non serenità, conscio dei limiti della propria music …  questa rockstar in pensione ha l’intensità delle immagini che non si dimenticano. E nella prima metà del film, quando il regista ci fa conoscere i suoi giorni a Dublino, i suoi amici e sua moglie Jane (Frances McDormand), la storia potrebbe andare ovunque, sulla luna o in fondo ai mari, tanto il cinema di Sorrentino appare libero, imprevedibile e incontrollabile”.

Il link è a pagamento, Corriere

Uso della lingua

bucare lo schermo: è un’espressione metaforica piuttosto comune che significa imporsi immediatamente all’attenzione del pubblico.

This Must Be the Place

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