(fonte: Alessandra Mammì,  L’Espresso)
La fama del museo del cinema di Torino è tale che sono venuti a studiarselo da Los Angeles il nostro museo torinese, per capire come funziona una macchina che tocca il record di 566mila visitatori (dato 2010) e che con il suo apparentemente effimero patrimonio è riuscita a entrare nel salotto buono dei dieci musei più visitati d’Italia, vale a dire conquistarsi un posto sul sofà accanto agli Uffizi e ai Vaticani.
Deve essere l’aria di Torino, il genius loci della città fabbrica o (come dice Barbera) “l’illuminata gestione di amministratori sabaudi che fin dai primi anni Novanta decisero di rispondere alla crisi della Fiat puntando sulla promozione della cultura”. Speravano, gli allora amministratori, di fare di Torino una città d’arte e turismo come Firenze. Mai immaginavano, invece, che sarebbe stata più simile alla Roma dei tempi dorati di Cinecittà.
Guardiamo il museo, una scatola magica che cattura il visitatore appena pagato il biglietto. Si entra subito in un atmosfera irreale, che ci accompagna in tornanti di decine di settecentesche lanterne magiche, centinaia di vedute ottiche, ricostruzioni di effetti speciali, originali modellini di Aliens nonché i costumi di Rodolfo Valentino in “Sangue e Arena” o Peter O’Toole in “Lawrence d’Arabia”.
Oltre al museo che possiede una collezione da un milione e 600 mila pezzi (seconda solo alla Cinémateque francese), l’organizazione si occupa dei restauri delle pellicole e digitalizzazione degli archivi gratuitamente offerti on line. Della programmazione delle tre sale del cinema Massimo, e della gestione del Torino Film Lab, il fondo di circa un milione e mezzo l’anno destinato alla produzione di opere prime internazionali.  

Perché è così che funziona. Un occhio alla sperimentazione e un altro alla produzione. Una fedeltà assoluta all’amore per il cinema e per la qualità dei film. E la convinzione di avere una missione da compiere: trasformare il cineclub in un’impresa grande quanto il Piemonte.
Per leggere l’articolo di Alessandra Mammì, clicca qui: L’Espresso

Uso della lingua

salotto buono / sul sofa: metafore “molto italiane” per significare “entrare in un posto riservato alle persone importanti”.
città fabbrica: Torino è la città della Fiat, la fabbrica più importante d’Italia.
sabaudo: Torino è stata la capitale del Regno Sabaudo o Regno di Sardegna, che comprendeva Piemonte, Liguria, Savoia, Sardegna, Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna). “Sabaudo” significa “dei Savoia”.
Torino ha fatto ciak

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