foto di Bollea

(fonte: La Stampa)

E’ morto ieri, a 97 anni, e oggi ne parlano tutti i giornali. Scegliamo il profilo che ne fa il quotidiano torinese La Stampa, visto che Giovanni Bollea era piemontese. “Bollea si era laureato in medicina nel 1938 a Torino e si era specializzato in malattie mentali. Constatando come nel nostro Paese fosse scarsa l’attenzione al disagio psichico nei bambini e negli adolescenti, era andato a specializzarsi in psichiatria infantile a Losanna, in Svizzera, avvicinandosi anche all’ambiente pedagogico di Piaget. Con quel bagaglio torna in Italia e negli Anni 50 rivoluziona la neuropsichiatria infantile introducendo per la prima volta nel nostro Paese la psicoanalisi e – soprattutto – la psicoterapia di gruppo: lo guidava l’idea che sono le relazioni umane a curare e ad aver bisogno di essere curate, anche quando la malattia ha un substrato organico o genetico. Erano tempi nei quali i Down avevano una limitatissima aspettativa di vita ed erano chiusi in un ghetto sociale. Bollea fece maturare il processo che li ha inseriti nella società e nel lavoro, triplicando nel contempo la loro esistenza.

Duecentocinquanta pubblicazioni scientifiche, un trattato di neuropsichiatria infantile e molti libri rivolti anche ai non addetti ai lavori sono l’eredità di Bollea, con un bestseller edito da Feltrinelli dal titolo provocatorio Le madri non sbagliano mai.

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Questo articolo può arricchire il lessico di termini pertinenti all’area semantica della medicina, e in particolare della pschiatria, che sono stati evidenziati in rosso.

Bollea, il padre della neuropsichiatria infantile

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