Immagine del Tamigi

(fonte: La Stampa)

Anguille, salmoni e cavallucci marini. E nell’estuario, se sei fortunato, puoi vedere anche foche e delfini”. Rita Sassi, biologa sassarese di 34 anni, di cui gli ultimi 7 passati a Londra, non fa nulla per nascondere la sua soddisfazione nel raccontarti e descriverti un Tamigi che non ti aspetti. Dichiarato “biologicamente morto” una cinquantina di anni fa, il fiume di Londra è risorto, come ha dichiarato con orgoglio l’agenzia per l’ambiente “Environment Agency”, vincendo così la sua battaglia contro l’inquinamento. Grazie a una lunga opera di risanamento e all’impegno di migliaia di volontari.

E una delle poche straniere occupate a tempo pieno in questi progetti di riqualificazione ambientale è proprio la biologa sarda, responsabile per l’organizzazione non governativa “Thames21” di tutti i progetti relativi ai corsi d’acqua a est di Londra e al tratto del Tamigi che va dal “Tower Bridge” alle dighe.
“Sono arrivata nella capitale inglese nel 2003 quasi per caso, volevo respirare aria nuova e perfezionare la lingua”, spiega la Sassi. “Ho poi trasferito qui gli esami dati in Italia e ho conseguito la laurea in Biologia marina. Andare a lavorare per la difesa delle acque londinesi è stata quasi una naturale conseguenza”.

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Uso della lingua

Nell’italiano colloquiale si usa abbondare con i pronomi personali, come nei casi indicati in rosso.

L’italiana che salva il Tamigi

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